VII.6.28
Pompeii. Plan based on PPM.
See Carratelli,
G. P., 1990-2003. Pompei: Pitture e
Mosaici: Vol. VII. Roma: Istituto della enciclopedia italiana, p. 182.
VII.6.28.
Abitazione, la principale di tutta l’isola, composta di atrio, di tablino, di
peristilio, in asse tra loro, e di numerosi ambienti intorno a queste parti.
Le due prime
parti, sia per il calcare di Sarno adoperato nella costruzione, sia per la forma
alta e rastremata dei vani, si mostrano più antiche del peristilio, dalle
colonne esilissime fatte con tegole spezzato e ad intonaco.
L' ingresso stava
allo scoperto già da molto tempo (see Fiorelli, op. cit p.437,) Largo m. 2,24
ha soglia di travertino formante scalino, coi fori per gli antepagmenta, pei
cardini e per due pessuli.
Le fauces 85,
lunghe m. 3,80, hanno pavimento di calcestruzzo con tesselle di marmo bianco,
disposte a filari paralleli, e formano pendìo verso la strada.
Per esse entriamo
nell'atrio 96, atrio tuscanico, affatto cieco nel lato occidentale, con due
vani d' ingresso nel lato opposto, due altri ai lati delle fauces, tre sul lato
settentrionale, dei quali il medio forma l’ingresso del tablino. Il pavimente
è, come quello delle fauces, col quale forma tutta una continuazione.
Dell' impluvio
non resta che la fondazione, fatta con grosse pietre di tufo. Esso forse era
rivestito di marmo, tolto al tempo del primo scavo. Intorno è decorato con una
larga fascia di mosaico a colori, esibente una treccia di color bianco, rosso,
paonazzo e nero, tra due filari di volute nere su fondo bianco. Sul lato
meridionale è un canaletto sotterraneo, che portava l'acqua dall' impluvio
nella via, quando però era già piena una cisterna esistente sotto il
peristilio, nella quale l'acqua dell' impluvio era versata per un altro
canaletto.
Le pareti
dell'atrio conservano solo scarsi avanzi di una graziosa decorazione dipinta,
che meglio si conserva nella parte occidentale. Questa era divisa, nel campo principale,
in grandi rettangoli a fondo rosso e nero, alternativamente, in uno zoccolo
scompartito in riquadrature su fondo parimente nero e rosso, però disposte in
modo che al rettangolo rosso corrispondesse una riquadratura nera, e viceversa.
Del fregio nulla rimane.
Ciascun
rettangolo reca una rappresentanza nel centro, e cioè:
1° rettangolo a
sin., nero: grande palma tagliata nei rami inferiori con frutti pendenti la
quale pittura usata come decorazione di simili rettangoli, se non è sola, cosa
che non potrei affermare, è certamente rarissima, ed è notevole il suo
magnifico effetto ;
2° rettangolo :
specie di tirso, ovvero una lunga verga verde, alla quale sono infilate tre
sfere del pari verdi, una nel centro, due nelle estremità;
3° rettangolo,
grande candelabro, quasi del tutto svanito, dal piede ricco di volute, decorato
nel centro con due sfingi opposte, riposanti sulle zampe posteriori;
4° rettangolo, un
altro tirso;
5* rettangolo, un
tripode (?), ornato con volute floreali. Pare che quest'ultimo rettangolo
formasse il centro della lunga parete, e che nei rimanenti quattro rettangoli
di destra si ripetessero simmetricamente le stesse figure di sinistra.
Lo zoccolo, ricco
di linee e di riquadrature, nulla lascia scorgere dei particolari.
L'ambiente 97, ad
oriente delle fauces, era probabilmente un cubiculum. Le pareti recano avanzi
di decorazione dipinta del secondo stile.
L'ambiente
opposto, 98, reca nelle pareti soltanto l'avanzo di un alto zoccolo giallo;
nell'angolo nord-ovest una nicchia e', forse un canile, nel qual caso è
probabile che la cella stessa sia stata quella del servus atriensis.
In 99 esistono
gli avanzi di una stanza rettangolare, dal pavimento di coccio pesto, dalle
pareti scompartite in grandi rettangoli rossi, con zoccolo nero. Nel centro di
ciascun rettangolo un cigno volante o un medaglione esibente un'aquila, un
animale cornuto volante ecc.
Nella stanza
seguente, 100, si entra sia direttamente dall'atrio, sia dalla stanza ora
descritta. Il primo ingresso è largo quanto l'ambiente stesso; cosa ben
regolare, costituendo quello un'ala, alla quale però manca la corrispondente
nel lato opposto. Essa, per mezzo di uno scalino, si divide in due parti, l'una
e l'altra mal conservate. La prima parte, l'anteriore cioè, mantiene soltanto
nella parete settentrionale porzione dello zoccolo, che è a fondo nero, diviso
in riquadrature da linee chiare ; ed ha pavimento di signino, decorato con
filari di tesselle bianche costituenti una rete a losanghe. La seconda parte,
con pavimento di semplice coccio pesto, costituiva una apotheca.
VII.6.28 Pompeii. 1929. Atrium, Tablinum and peristyle.
DAIR 93360. Photo
© Deutsches Archäologisches Institut, Abteilung Rom, Arkiv.
Il tablinum 101,
ha nel suo ingresso pilastri di stucco bianchi con baccellature piatte, privi
della parte superiore. Il pavimento di signino reca anteriormente, come soglia,
una larga fascia decorata con reticolato a losanghe, e nel mezzo un grande
quadrato, racchiudente un disco parimente decorato con reticolato a losanghe, e
con intorno una larga fascia esibente una linea meandrica. I triangoli di
risulta tra la fascia ed il disco sono decorati con pianticelle. Il campo
rimanente del pavimento è decorato con i soliti filari paralleli di tesselle
bianche. Il lato opposto all'ingresso dell'atrio è occupato da un finestrone,
in origine con davanzale e stipiti di legno. Le pareti laterali recano avanzi
assai evanescenti di una splendida decorazione dipinta, del terzo stile.
A sinistra del
tablino è un corridoio 102, il quale metteva in comunicazione l'atrio col
peristilio. Esso ha il pavimento di coccio pesto ordinario, in salita verso il
peristilio, e nelle pareti avanzi di un alto zoccolo, dipinto ad imitazione di
lastre di marmo nero con venature bianche ondulate, parallele, oblique.
Il vano ad
oriente del tablino, è quello di una stanza rettangolare 103, dal pavimento di
signino, con avanzi di decorazione dipinta del terzo stile. Il centro di ciascuna
parete doveva avere il solito baldacchino, come dimostra la parte inferiore
delle colonne, conservata nelle pareti orientale e meridionale, con grandi
rettangoli laterali a fondo nero. Nulla si conserva della parte alta della
decorazione. Lo zoccolo, meglio mantenuto, ha fondo paonazzo con riquadrature a
disegni geometrici e fascette chiare.
Un piccolo vano
nella parete settentrionale, che però formava un altissimo scalino, metteva in
comunicazione questo ambiente col peristilio, che si trova in un livello più
alto.
Questo
peristilio, 104, è evidentemente, come ho detto, un'aggiunta posteriore alla
casa; e alle ragioni già esposte si unisce pure il fatto che esso trovasi in un
livello più elevato. Di forma rettangolare, è circondato da un portico di
svelte colonnne di tipo dorico, fatte con tegole e stucco, tutte bianche, a
sedici faccettature, aventi l'echino decorato con graziose palmette in rilievo,
colonne alte m. 3,36 e misuranti in diametro, all'imoscapo, m. 0,43. Esse
ricorrono in numero di quattro nel lato meridionale, di tre in quello
orientale, di cinque nell'occidentale, ripetendo sempre le colonne angolari. Il
lato settentrionale non è munito di portico ; la parete però è decorate con
quattro colonne, fuse per un quarto con essa. Gli intercolumnii variano presso
a poco secondo la larghezza dei vani d'ingresso esistenti sotto il portico. Le colonne
sostenevano una terrazza, come provano i fori dei travicelli nel portico
occidentale, terrazza munita anteriormente di un basso pluteo in muratura, in
buona parte trovato in pezzi, che sono stati diligentemente rimessi a posto. La
trabeazione del portico è in muratura, come il pluteo; poggiava però sopra
architravi di legno che si sono dovuti rifare per il collocamento della
trabeazione e del pluteo. Questa trabeazione non ha distinzione di parti, ma
consiste in un corpo unico, dipinto in bianco con sopra delle grosse fasce
cilestri, costituenti dei rettangoli. Analoga decorazione ricorre sulla faccia
esterna del pluteo. Fra la trabeazione e questo, un filare di tegole e di
embrici per cui l'acqua piovana cadeva nella sottoposta cunetta, intorno
all'area. Un'antefissa trovata nel peristilio può aver fatto parte del filare
degli embrici ora ricordati. Essa consiste in una maschera muliebre con sopra
una palmetta, tipo ovvio in Pompei (635, 7-II-910). Dalla cunetta l'acqua
s'immetteva in un canaletto sotterraneo, il quale senza dubbio alimentava una
cisterna, donde si attingeva per un bel puteal di marmo bianco in f’, cisterna,
che, come abbiamo visto innanzi, forse era alimentata pure dall'impluvio
dell'atrio. Nella estremità destra della parete settentrionale scende dall'alto
un canale verticale, fatto con tubi di terracotta, nascosti dalla muratura g',
sboccante nella cunetta del peristilio.
Le esplorazioni
nel terreno vegetale del giardino hanno dato ottimi risultati. In pianta (fig.
1) sono indicati i fori lasciati dalle antiche radici. Mi rincresce però che
non sia stato possibile di farvi eseguire delle buone colate in gesso per avere
la forma delle radici e potere, se mai, argomentare anche qualche cosa della
natura delle piante.
Ad ogni modo pare
quasi certo, che queste piante formassero delle aiuole, h', i', f, limitate da
linee curve, secondo che indicano in pianta le linee ideali da me tracciate
seguendo l'andamento dei fori. E che fosse così mi conforta a crederlo il
fatto, che anche in qualche altro giardino di Pompei ho trovato tracce di
aiuole, le quali come queste avrebbero formato tanti quarti di ellissi. In k'
il foro della radice non di una pianta ma di un alberetto e in i’ più fori
lasciati da una sola radice, che dove' certamente essere quella di un grosso
albero. (fig. 9 on page 467).
VII.6.28 Pompeii,
from Notizie degli Scavi, 1910, p.467, fig.9. View of the peristyle.
VII.6.28 Pompeii, from Notizie degli Scavi, 1910, p.468,
fig.9a. Drawing of the
peristyle with the addition of the tree, now lost, and plants, of which traces
remained.
La figura 9a
riproduce il peristilio in parola con l'aggiunta dell'albero oggi mancante e
delle pianticelle delle quali è rimasta traccia.
In m' un'ara in
muratura con rivestimento di signinum a corpo rettangolare, m. 0,53 X 0,46
alta, m. 0,70, con due rialzi paralleli sul piano, eseguiti allo scopo di
circoscrivere il posto destinato al fuoco, del quale si notarono al momento
della scoperta chiarissime tracce. L'ara, come vedesi in pianta, non si trova
presso alcun sacrarium, né presso alcuna figura divina, che valesse a spiegarne
la presenza, e neppure nel centro dell'area, o nell'asse di questa, ma trovasi
asimmetricamente situate nell'angolo sud-est dell'area coltivata, (?sud-ovest). La ragione di ciò ci viene data dai grossi fori in
k', testimoni, come ho detto, di un grosso albero che sorgeva una volta in
quell'angolo z. L'ara dal canto suo, ci dice poi qualche cosa circa la natura
di quest'albero.
Sappiamo,
infatti, sia per mezzo degli scrittori, sia per mezzo di numerose Pitture
parietali, sia in fine per mezzo di alcuni rilievi, che un valore sacro era
attribuito dagli antichi a taluni alberi (arbores
sacrae), e che presso o dinanzi a questi venissero poste o costruite delle
are per sacrificarvi. Ora per l'ara esistente in quell'angolo del peristilio
dinanzi ad un grosso albero, vediamo con evidenza, che questo era un albero
sacro e quella un'ara costruita espressamente presso l'albero, per sacrificare
dinanzi allo stesso. La figura 9a riproduce il peristilio in parola con
l'aggiunta dell'albero oggi mancante e delle pianticelle delle quali è rimasta
traccia. (NB: Non ci riuscì col gettare il gesso colato nel vuoto lasciato
dalla radice, per ottenere la forma di questa, che forse avrebbe potuto offrire
buoni clementi di studio ai botanici.
La figura
seguente 9b (page 469) riproduce un rilievo del Museo del Louvre (Clarac, Mas.
d. sculpt., tav. CCIX, n. 256), in cui è rappresentato un albero consacrato
alla Madre degli dei, con dei cembali sospesi ai rami, al quale si avvicinano
una sacerdotessa ed un giovanetto che fanno il gesto dell' adoratio. Precede un
fanciullo conducente un montone pel sacrifizio, mentre a sin. dell'albero
vedesi l'ara, situata presso di esso così come era situata presso l'albero
l'ara del nostro giardino pompeiano (vedi fig. 9a, page 468). E dietro l'ara sorge una donna velata, portante sulla
testa un vassoio circolare.
È assai notevole
una pittura decorante la parete settentrionale del peristilio in parola; che
anzi essa è la cosa più importante di questo edifìcio. Per questa pittura,
sventuratamente conservata solo in una terza parte, si aveva l'illusione che lo
pseudo-portico, esistente in quel lato, fosse un portico vero con dietro un
grazioso ed elegante giardino (v. fig. 10, page 470)
VII.6.28 Pompeii,
from Notizie degli Scavi, 1910, p.470, fig.10. The garden painting was divided into three
parts (fig.10), each one corresponding to an intercolumniation. The best
preserved was the first painting on the left (fig.11), while of the other two
nothing existed other than a small part or nothing.
(La pittura dividevasi in tre parti (fig.10), ciascuna
cioè corrispondente a un intercolumnio. Di queste parti può dirsi ben
conservata la prima a sinistra (fig.11), mentre delle altre due non esiste che
poco o niente (fig.10).
VII.6.28 Pompeii,
from Notizie degli Scavi, 1910, p.471, fig.11. The garden painting was divided into three
parts (fig.10), each one corresponding to an intercolumniation. The best
preserved was the first painting on the left (fig.11), while of the other two
nothing existed other than a small part or nothing.
(La pittura dividevasi in tre parti (fig.10),
ciascuna cioe corrispondente a un intercolumnio. Di queste parti puo dirsi ben
conservata la prima a sinistra (fig.11), mentre delle altre due non esisteche
poco o niente (fig.10).
La pittura
dividevasi in tre parti (fig. 10), ciascuna cioè corrispondente a un
intercolumnio. Di queste parti può dirsi ben conservata la prima a sinistra
(fig. 11, p.471), mentre delle altre due non esiste che poco o niente (v. fig.
10). È comune a tutte e tre le parti un basso pluteo, formato con stanghette di
legno incrociate; ciascuno di tali plutei ha una nicchia o rientranza quadrata
nel mezzo, nella quale si eleva una graziosa fontana (cantharus). Il pluteo
apparisce come realmente esistente tra le colonne, e formante la vera divisione
tra il peristilio ed il giardino. La fontana centrale, quella cioè
dell'intercolumnio medio (vedi fig. 10), è poco conservata nella parte
superiore; pare tuttavia che la vasca sia di forma quadrata. I1 piede è formato
da una figura alata, poco chiara nei particolari, probabilmente una sfinge, la
quale dall'addome in giù si trasforma in una gamba felina, cioè in un motivo
decorativo caro all'arte ellenistica ed a quella ellenistico romana *(NB: Così
si trasforma inferiormente la statuetta del Sileno, che nella casa pompeiana
detta « del Principe di Napoli », sorregge il piano di una mensa). Le fontane degli intercolumnii laterali, pure
essendo dello stesso tipo di questa descritta, variano però abbastanza nei particolari.
La vasca, infatti, è circolare a forma di coppa, e il piede è costituito dalla
figura di una sfinge, riposante sulle zampe posteriori. La sfinge di sinistra
guarda verso destra, l'altra verso il lato opposto.
Descrivo ora
brevemente la pittura di sinistra, la sola conservata, alla quale senza dubbio
erano più o meno somiglianti le altre due. La vasca della ricordata Fontana è
decorata con baccellature, e forma una rientranza curva prima del labbro, che è
decorato con ovoletti. Ha due anse opposte, a doppia attaccatura, impostate
sulla pancia con la parte superiore orizzontale, munita di due appendici
laterali rigonfie nelle estremità. La sfìnge ha tratti muliebri egolari; la
testa elevata con gli occhi aperti, neri, fissanti chi guarda ; i capelli,
rossi, sono divisi nel mezzo per cadere sulle tempie; pare che sia ornata con
orecchini. Le ali bene spiegate, sono ripiegate verso la punta, e fanno
anch'esse da sostegno alla vasca, la quale non posa direttamente sul capo della
sfinge, ma sopra una specie di svelto capitello circolare, molto slargato in
alto. Dietro la fontana, nello sfondo, si eleva una superba palma dattilifera,
dai rami inferiori tagliati, la quale forma il centro materiale ed organico
dello sfondo, come la fontana che le è dinanzi forma il centro del piano
anteriore. Da per tutto poi sono piante, delle quali appariscono meglio
conservate quelle anteriori, più vicine alla vasca, e che sono oleandri dalle
caratteristiche foglie verdi allungate e dai caratteristici fiori rosei, le une
e gli altri riprodotti con grande naturalezza. Tra gli oleandri ed il pluteo,
vedonsi pianticelle minori, delle quali alcune paiono rose, anche esse fiorite
o con bocciuoli, e altre, che non so determinare, dai fiori gialli con
foglioline chiare.
Dal centro della
vasca spunta un piccolo getto di acqua cadente nella vasca stessa, che ne è
ripiena. Sul suo labbro, a destra, posa un uccello, che pare un tordo, il quale
si abbassa in essa per bere, e di cui vedesi l'ombra proiettata sull'acqua. Ai
lati della fontana, sul pluteo, posano due grossi uccelli : quello di destra,
di profilo a sinistra, è certamente un gallinaceo; l'altro, di profilo a
destra, mentre si tiene fermo con la gamba sinistra sul pluteo, si frega con
l'altra la testa, riproducendo una posa assai caratteristica. Ha lunghe gambe,
ed è perciò un trampolieri, forse un ibis. A destra, sull'alto di un oleandro,
un altro grosso uccello, nell'atto di spiccare il volo. Pare anch'esso un tordo.
Siamo qui dinanzi
ad una pittura di topiaria opera, la quale si riconnette al tipo di quelle
tanto note della villa imperiale ad gallinas albas, sulla via Flaminia (Vedi
nota, p. 470), con la differenza, che, mentre quelle furono eseguite da un
artista, il quale potè essere lo stesso Studius, Ludius o Tadius, come
pensarono il Brunn e Helbig (Vedi nota 2 p. 470) cioè l'artista che inventò tal
genere di pittura, insieme con gli altri generi dei quali parla Plinio (nota: vedi
Not. Hist, XXXV, 116), o che forse diede solamente nuova vita a tali pitture (nota:
vedi Helbig), i nostri dipinti invece
sono opera di un artista secondario.
Dipinti di opus
topiarium, vale a dire rappresentanze di parchi e giardini, erano per altro già
noti in Pompei, così quelli dello xystus della casa di Sallustio, oggi
interamente svaniti (vedi Mazois, Pompei, II, page 78, tav. XXXVII, fig. 1), quelli
del giardino della casa di Apollo, quelli
nella casa dell'Orso, nella casetta n.30,is.III, reg.IV,(now VII), nella casetta n. 15, is. II, reg. V, nel
frigidario delle terme Stabiane, nel piccolo giardino in fondo alla casa del
Centenario, nella casa di Orfeo, nel piccolo giardino in fondo alla seconda
casa a settentrione di quella di Lucrezio Frontone (vedi note 2, Sogliano, Not.
Scavi, 1905, fasc. V, page 138), e via discorrendo.
È da notare che
queste rappresentanze di parchi non hanno mai valore di quadri nel vero senso
della parola, ma che furono eseguite per dare l'illusione vera di un parco,
come già fu osservato per le pitture della villa ad gallinas (vedi Bull. cit, p.
82). Infatti, quelle della casa di Sallustio imitavano un giardino come
esistente di là dallo stretto xystus di quella casa, e che sembrava ne formasse
la continuazione.
Presentano
parimente questa illusione le ricordate pitture della casa dell'Orso, ai lati
della graziosa fontana a musaico; quelle della casetta n. 30, is. IlI, reg. IV
(VII)
(vedi nota 4 -
Qui è assai
notevole, che le pitture si estendono su tutte e quattro le pareti racchiudenti
in piccolo giardino, riproducendo in certo modo e in piccolo, l'effetto delle
pitture della villa ad gallinas. È deplorevole però, che queste pitture
pompeiane, abbandonate fin dal momento in cui tornarono in luce (e tale
osservazione valga per tutte le pitture pompeiane di opus topiarium), oggi
sieno quasi tutte andate a male per mancanza di una qualsiasi tettoia, che le
avesse protette dal sole e dalla pioggia. Tale abbandono ha recato danno ed
offesa alla scienza, alla poesia, all'arte)., quella del peristilio della casa
di Romolo e Remo.
I giardini dipinti
nelle pareti laterali del ricordato ambiente della casa del Centenario danno
l'illusione di due veri giardini, visibili attraverso due finestroni, e così
pure i giardini dipinti nella casa di Orfeo).
Il pluteo, che
vediamo dipinto nel primo piano delle rappresentanze della casa pompeiana di
cui ci occupiamo, e che sembra separare il peristilio, il giardino vero da
quello illusorio, è del pari cosa ovvia nelle pitture di opus topiarium. Esso
trovasi, di fatto, nelle Pitture della villa ad gallinas, in quelle della casa
di Sallustio, della casa dell'Orso, della casetta n. 30, is. Ili, reg. IV,
della casa di Romolo e Remo e di altre. Né questo è tutto; che anche le
rientranze e le nicchie formate dal pluteo sono cosa comune; senonchè, ora sono
di forma quadrata, come nelle pitture della villa ad gallinas, e in quelle
delle case di cui ci occupiamo; ora semicircolari, come nelle pitture della
casa di Sallustio, in quelle della casa di Romolo e Remo. Nelle rientranze di
queste ultime pitture ricorre parimente un cantharus, come nella pittura di cui
ci occupiamo; in quelle della villa ad gallinas vedesi un albero (vedi nota 5,
page 472)
.
Comuni a tutte
sono poi gli uccelli riposanti sugli alberi o volanti tra questi, ricordanti le
parole di Plinio, nella descrizione di un cubiculo nella sua villa Toscana (Ep.
V, 6, 24): nec cedit gratiae marmoris, ramos insidentesque ramis aves imitate
pictura. Dove ricorre il cantharus, animato da un grazioso getto d'acqua, non manca
mai l'uccello poggiato sul suo labbro, bevente in esso e proiettante l'ombra
sua sull'acqua, cosa che ricorda il musaico pergameno di Soso (see Helbig,
p.387), mentovato da Plinio (N. H., XXXVI, 60), nella cui rappresentanza
vedevasi una « columba bibens et aquarn umbra capitis infuscans ».
Come nelle
pitture della villa ad gallinas, così in tutte queste pitture pompeiane, manca
sempre la figura umana, la quale, ove fosse apparsa, avrebbe tolta la illusione
vera del parco, e avrebbe dato a queste pitture il valore di quadri ordinary
(Bull, cit, 83)
.
Il Brunn osservò
che nelle pitture della villa ad gallinas era dipinta una fila di stalattiti,
pendenti a guisa di frangia dalla cornice inferiore della vòlta, mediante le
quali l'artista aveva voluto risvegliare l'idea di una grotta. Queste, che il
Brunn chiamò stalattiti, ricorrono parimente nella nostra pittura e anche in
altre
pitture pompeiane
di opus topiarium (un bellissimo esempio se ne ha nella casa di Orfeo);
senonchè pare che con esse si volle rappresentare dei gruppi formati dalla
unione di più fiori, quali effettivamente si soleva sospendere tra le colonne
dei portici.
Gli oscilla
circolari che figurano sospesi all'epistilio del portico nella nostra pittura
(fig. 11), ricorrono parimente nella pittura della casa di Orfeo, uno sotto
ciascun finestrone e in altre ancora. Naturalmente, ove la pittura fosse stata
ben conservata, avremmo visto su quegli oscilla, imitata anche la
rappresentanza in rilievo, policroma.
Il pavimento del
portico è di calcestruzzo con filari paralleli di tesselle bianche di marmo.
Negli intercolunnii sono disegni geometrici, fatti con le stesse tesselle ; e
in qualcuno di essi due filari opposti di pelte, allo stesso modo eseguite. Le
pareti recano avanzi di decorazione dipinta, specialmente a destra
dell'ingresso in 108, dove vedesi un grande rettangolo rosso,; con porzione di
fregio a fondo bianco. In n’, sotto il portico occidentale, un' apotheca ; in
105 un rincasso, con graziosa decorazione dipinta, interamente visibile dal
lato opposto per il largo intercolumnio che gli è dinanzi.
La decorazione
della parete principale, occidentale, è conservata solo inferiormente ; quasi
per intero esiste invece nella parete sinistra. Queste pareti si dividono in
grandi rettangoli verdi, tra loro separati da lunghe fasce nere, esibenti una
magnifica decorazione, in uno zoccolo rosso, e in fregio a fondo giallo,
conservato solo nella parete meridionale, che descrivo.
In questa i
rettangoli sono due solamente, e pare che nulla esibissero al centro. La
decorazione della fascia nera, divisoria, consiste in due linee ondulate,
verticali, formanti come un "filare di ellissi, in ciascuna delle quali è
sospeso o un rhyton, o un cratere, o un panierino, o un tamburello. Sulla parte
alta, esterna di ciascuna ellissi, due uccelli simmetricamente disposti,
trampolieri, forse cignogne, rappresentati alternativamente nell'atto di
spiccare il volo o riposanti col collo rientrato tra le piume, in maniera assai
naturale. A metà dell'altezza il filare di ellissi è interrotto dalla figura di
un volatile di prospetto, poco riconoscibile nei particolari, dalle ali
spiegale. Nel fregio, architetture. Nello zoccolo rosso pendono da un'asta
orizzontale un tamburello verde legato a un lungo nastro e due festoni,
ciascuno tenuto per la estremità opposta dal rostro di un pappagallo, poggiato
sopra un quadrato azzurro. La estremità sinistra di questa parete è decorata
con una lunga e larga fascia nera, esibente un tirso verde con due sfere
infilate in esso, decorato in alto con rami fioriti simmetrici, su ciascuno dei
quali un trampoliere in riposo egregiamente eseguito. Più giù è decorato con un
disco orizzontale, sul quale due uccelletti beccanti sopra un ramoscello.
Segue a
settentrione un piccolo ambiente rustico, 106, in cui nulla è da osservare.
Dietro l'apotheca
n', un altro ambiente rustico, 107, stretto e piccolo.
Di fronte al
rincasso 105 si apre, nell'altro lato del peristilio, una elegante stanza, 108.
Di pianta rettangolare, con soglia di marmo all'ingresso, formante scalino e
recante I fori per gli stipiti di legno. Ha pavimento di musaico bianco con due
fascette nere intorno, ed è munita di un piccolo vano di passaggio nel
corridoio 120, che si estende a sinistra di essa.
(108) Bella è la
decorazione parietale, sventuratamente conservata ben poco. Le pareti sono
scompartite in grandi rettangoli di vario colore, in uno zoccolo a fondo nero.
Nulla conservasi del fregio. La parete di fronte, più stretta, recava soltanto
tre rettangoli, a fondo rosso, divisi da rappresentanze architettoniche, di cui
resta la parte inferiore di quella di destra, consistente non in una delle
solite architetture fantastiche, ma rappresentante la facciata di un edifizio
vero, munito di porta d'ingresso e con tre finestre di sopra, tutto messo di sbieco.
Il rettangolo
centrale recava un quadro, del quale conservasi solamente l'angolo inferiore
destro, in cui vedesi un personaggio stante a sinistra, in costume frigio, con
anaxyrides. e lungo manto, con la mano sinistra abbassata e recante alcuni ordigni
gialli allungati, che non so distinguere che cosa sieno, ed un nastro, dinanzi
ad un individuo assiso, di profilo a destra. Di questo rimangono le gambe,
nude, rosso-scure, coi piedi sopra una predella scura. Aveva in mano un'asta
puntata sul suolo.
La decorazione
della parete settentrionale è quasi del tutto distrutta; ma doveva essere
uguale a quella della parete opposta, conservata solo nella metà inferiore.
Questa reca cinque rettangoli, dei quali i primi due a sinistra azzurri, gli
altri rossi. Il centrale di questi tre ultimi esibisce un quadro, distrutto per
la caduta dell'intonaco.
I due rettangoli
di sinistra, azzurri, sono divisi da una fascia nera, esibente un tirso,
decorato con rami fioriti, su cui uccelletti beccanti; ai lati del rettangolo
medio, col quadro, architetture del tipo di quelle della parete di fronte. Lo
zoccolo, a fondo nero, è scompartito in riquadrature, con altri ornamenti. Come
indica assai chiaramente la differenza tra i due rettangoli di sinistra e
quelli di destra della descritta parete, la stanza dividevasi in una metà
anteriore più grande ed in una metà posteriore, cosa che sarà stata
probabilmente anche indicate da una differenza di copertura. E poiché per le
dimensioni dell'ambiente non è dato pensare ad un triclinio, credo, invece, che
questa stanza fosse stata un grande cubiculum.
Segue a
mezzogiorno un'exedra, 190, (forse n. 109) con l'ingresso, come quello del
precedente cubiculum, rispettato dalle colonne del portico, che in
corrispondenza di esso formano un largo intercolunnio. Detto ingresso è largo
quasi quanto l'ambiente stesso, e pare che avesse soglia di musaico, in
continuazione di quello stesso che forma il pavimento della stanza, che è
bianco, con fascette nere d'intorno.
Le pareti
dovevano avere una splendida decorazione dipinta, oramai quasi interamente
svanita, che pare fosse del terzo stile. Scorgonsi, infatti, ancora dei grandi
rettangoli rossi, tre nella parete di fronte, in numero maggiore, ma non
determinabile, nelle due laterali, con avanzi di colonne caratteristiche del
terzo stile. Nel centro del rettangolo di sinistra della parete di fronte si
distingue ancora un uccello volante verso destra. Lo zoccolo, relativamente
meglio conservato, era diviso in riquadrature nere e rosse, le prime corrispondenti
ai rettangoli, ed esibenti piante ; le seconde corrispondenti agli spazi
divisorii di quelli, ed esibenti, nella parete di fronte, una Vittoria, di
prospetto, dalle ali spiegate, ripiegate nelle estremità, e nelle pareti
laterali, un grosso uccello. Tra i grandi rettangoli e lo zoccolo vedesi
l'avanzo di una larga zona nera, orizzontale, che lascia ancora scorgere, nella
parete di fronte, una delle solite rappresentanze di giardini, decorati con
plutei e viali con incannucciate.
Nella estremità
destra della parete meridionale, è un piccolo passaggio in un corridoio, 110,
il quale mette in comunicazione diretta la casa con le botteghe che hanno
l'ingresso nel vico delle Terme, ai numeri XIX e XX, e con gli ambienti rustici
annessi a queste ultime (room numbers 110-119), che in buona parte erano già
stati scavati prima di noi, e che non è necessario di descrivere. E così,
tralascio di descrivere anche gli altri ambienti appartenenti a questa casa, e
segnati coi numeri (rooms numbered 120-129 on east side behind rooms 108 and
109), ambienti rustici e di nessuna importanza.
Anche qui
tornarono a luce varie iscrizioni graffite:
Sulla parete
occidentale del corridoio 102, ad occidente del tablino:
L’Epigraphic
Database Roma registra questi come
Sa(lutem?)
murmillones
[CIL IV 9018]
Suavem a(- - -) [CIL IV 9019]
49. Sul pilastro
destro del salone 109, sull’intonaco di coccio pesto in lettere dai cm. 2 ai 3:
L’Epigraphic Database Roma lo registra come
L(ucius) Cuatius Sabinus [CIL IV 9020]
50. Sullo stucco
bianco di una colonna del peristilio, in una baccellatura al di sopra di un
disegno rappresentante un gladiatore -
L’Epigraphic
Database Roma lo registra come
Si tibi cụ
((:gladiator))
((:gladiator)) [CIL IV 9021]
51. Sopra, un
altra baccellatura -
L’Epigraphic
Database Roma lo registra come
Πόλοc ἀπ [CIL IV 9022]
52. Sopra una baccellatura
rivolta a settentrione della seconda colonna del lato meridionale –
L’Epigraphic
Database Roma lo registra come
Vidi
[CIL IV 9023]
53. Sul pilastro
rosso a destra del vano d’ingresso nella stanza 108;
L’Epigraphic
Database Roma lo registra come
opocarpasum
batracium
hyoscuimon
〚cicuta〛 [CIL IV 9024]
54. Piu in alto,
e a destra della precedente -
L’Epigraphic
Database Roma lo registra come
+++ ++[- - -]
〈:vacat〉
Roufilla dom[ina?]
mamillae [CIL IV 9025]
55. Sullo
squarcio dello stesso pilastro, rivolto verso lo stipite del vano:
56. Un poco piu
sotto –
L’Epigraphic
Database Roma lo registra come
Ampliatus
O+++++ [CIL IV
9026]
57. Piu sotto a
sinistra –
L’Epigraphic
Database Roma lo registra come
Secundus
felator
rarus
AIOAI
ira [CIL
IV 9027]
58.
L’Epigraphic Database
Roma lo registra come
HTLIMABS [CIL IV
9028]
59.
Secondo l’Epigraphik-Datenbank
Clauss/Slaby (Vedi www.manfredclauss.de)
questo si legge
Cer(vus) [CIL IV 9029]
Lungo i lati
settentrionale ed occidentale del peristilio furono trovate molte anfore
ordinarie di terracotta, alcune delle quali munite delle iscrizioni, che qui
riporto:
60. In color
rosso -
61. In nero -
62. In grosse
lettere rosso –
63. In white -
64. In lettere
nere, alte cm. 2:
65. In nero:
66. In nero; da
un lato –
67. Dall’altro -
68. A carbone da
un lato –
69. Dall’altro –
70. In lettere
rosse, da un lato -
71. Dall’altro –
VII.6.28 Pompeii. Notizie degli Scavi di Antichità, 1910,
p.477
VII.6.28 Pompeii.
Notizie degli Scavi di Antichità, 1910, p.478
VII.6.28 Pompeii.
Notizie degli Scavi di Antichità, 1910, p.479
VII.6.28 Pompeii.
Notizie degli Scavi di Antichità, 1910, p.480