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VII.6.28 Pompeii. Casa del Peristilio or House of Secundus Tyrannus Fortunatus?

Linked to VII.6.19 and VII.6.20. Excavated 1762, 1808, 1868, 1873 and 1910.

Destroyed by bombing on 13th September 1943 at 17.30hrs.

 

Part 2      Part 3      Part 1

 

VII.6.28 Pompeii. Plan based on PPM.
See Carratelli, G. P., 1990-2003. Pompei: Pitture e Mosaici: Vol. VII. Roma: Istituto della enciclopedia italiana, p. 182.

VII.6.28 Pompeii. Plan based on PPM.

See Carratelli, G. P., 1990-2003. Pompei: Pitture e Mosaici: Vol. VII. Roma: Istituto della enciclopedia italiana, p. 182.

 

Notizie degli Scavi, 1910, p.463-480 (in italiano)

VII.6.28. Abitazione, la principale di tutta l’isola, composta di atrio, di tablino, di peristilio, in asse tra loro, e di numerosi ambienti intorno a queste parti.

Le due prime parti, sia per il calcare di Sarno adoperato nella costruzione, sia per la forma alta e rastremata dei vani, si mostrano più antiche del peristilio, dalle colonne esilissime fatte con tegole spezzato e ad intonaco.

 

L' ingresso stava allo scoperto già da molto tempo (see Fiorelli, op. cit p.437,) Largo m. 2,24 ha soglia di travertino formante scalino, coi fori per gli antepagmenta, pei cardini e per due pessuli.

 

Le fauces 85, lunghe m. 3,80, hanno pavimento di calcestruzzo con tesselle di marmo bianco, disposte a filari paralleli, e formano pendìo verso la strada.

 

Per esse entriamo nell'atrio 96, atrio tuscanico, affatto cieco nel lato occidentale, con due vani d' ingresso nel lato opposto, due altri ai lati delle fauces, tre sul lato settentrionale, dei quali il medio forma l’ingresso del tablino. Il pavimente è, come quello delle fauces, col quale forma tutta una continuazione.

 

Dell' impluvio non resta che la fondazione, fatta con grosse pietre di tufo. Esso forse era rivestito di marmo, tolto al tempo del primo scavo. Intorno è decorato con una larga fascia di mosaico a colori, esibente una treccia di color bianco, rosso, paonazzo e nero, tra due filari di volute nere su fondo bianco. Sul lato meridionale è un canaletto sotterraneo, che portava l'acqua dall' impluvio nella via, quando però era già piena una cisterna esistente sotto il peristilio, nella quale l'acqua dell' impluvio era versata per un altro canaletto.

 

Le pareti dell'atrio conservano solo scarsi avanzi di una graziosa decorazione dipinta, che meglio si conserva nella parte occidentale. Questa era divisa, nel campo principale, in grandi rettangoli a fondo rosso e nero, alternativamente, in uno zoccolo scompartito in riquadrature su fondo parimente nero e rosso, però disposte in modo che al rettangolo rosso corrispondesse una riquadratura nera, e viceversa. Del fregio nulla rimane.

 

Ciascun rettangolo reca una rappresentanza nel centro, e cioè:

1° rettangolo a sin., nero: grande palma tagliata nei rami inferiori con frutti pendenti la quale pittura usata come decorazione di simili rettangoli, se non è sola, cosa che non potrei affermare, è certamente rarissima, ed è notevole il suo magnifico effetto ;

2° rettangolo : specie di tirso, ovvero una lunga verga verde, alla quale sono infilate tre sfere del pari verdi, una nel centro, due nelle estremità;

3° rettangolo, grande candelabro, quasi del tutto svanito, dal piede ricco di volute, decorato nel centro con due sfingi opposte, riposanti sulle zampe posteriori;

4° rettangolo, un altro tirso;

5* rettangolo, un tripode (?), ornato con volute floreali. Pare che quest'ultimo rettangolo formasse il centro della lunga parete, e che nei rimanenti quattro rettangoli di destra si ripetessero simmetricamente le stesse figure di sinistra.

Lo zoccolo, ricco di linee e di riquadrature, nulla lascia scorgere dei particolari.

 

L'ambiente 97, ad oriente delle fauces, era probabilmente un cubiculum. Le pareti recano avanzi di decorazione dipinta del secondo stile.

 

L'ambiente opposto, 98, reca nelle pareti soltanto l'avanzo di un alto zoccolo giallo; nell'angolo nord-ovest una nicchia e', forse un canile, nel qual caso è probabile che la cella stessa sia stata quella del servus atriensis.

 

In 99 esistono gli avanzi di una stanza rettangolare, dal pavimento di coccio pesto, dalle pareti scompartite in grandi rettangoli rossi, con zoccolo nero. Nel centro di ciascun rettangolo un cigno volante o un medaglione esibente un'aquila, un animale cornuto volante ecc.

 

Nella stanza seguente, 100, si entra sia direttamente dall'atrio, sia dalla stanza ora descritta. Il primo ingresso è largo quanto l'ambiente stesso; cosa ben regolare, costituendo quello un'ala, alla quale però manca la corrispondente nel lato opposto. Essa, per mezzo di uno scalino, si divide in due parti, l'una e l'altra mal conservate. La prima parte, l'anteriore cioè, mantiene soltanto nella parete settentrionale porzione dello zoccolo, che è a fondo nero, diviso in riquadrature da linee chiare ; ed ha pavimento di signino, decorato con filari di tesselle bianche costituenti una rete a losanghe. La seconda parte, con pavimento di semplice coccio pesto, costituiva una apotheca.

 

VII.6.28 Pompeii. 1929. Atrium, Tablinum and peristyle.
DAIR 93360. Photo © Deutsches Archäologisches Institut, Abteilung Rom, Arkiv.

VII.6.28 Pompeii. 1929. Atrium, Tablinum and peristyle.

DAIR 93360. Photo © Deutsches Archäologisches Institut, Abteilung Rom, Arkiv.

 

Il tablinum 101, ha nel suo ingresso pilastri di stucco bianchi con baccellature piatte, privi della parte superiore. Il pavimento di signino reca anteriormente, come soglia, una larga fascia decorata con reticolato a losanghe, e nel mezzo un grande quadrato, racchiudente un disco parimente decorato con reticolato a losanghe, e con intorno una larga fascia esibente una linea meandrica. I triangoli di risulta tra la fascia ed il disco sono decorati con pianticelle. Il campo rimanente del pavimento è decorato con i soliti filari paralleli di tesselle bianche. Il lato opposto all'ingresso dell'atrio è occupato da un finestrone, in origine con davanzale e stipiti di legno. Le pareti laterali recano avanzi assai evanescenti di una splendida decorazione dipinta, del terzo stile.

 

A sinistra del tablino è un corridoio 102, il quale metteva in comunicazione l'atrio col peristilio. Esso ha il pavimento di coccio pesto ordinario, in salita verso il peristilio, e nelle pareti avanzi di un alto zoccolo, dipinto ad imitazione di lastre di marmo nero con venature bianche ondulate, parallele, oblique.

 

Il vano ad oriente del tablino, è quello di una stanza rettangolare 103, dal pavimento di signino, con avanzi di decorazione dipinta del terzo stile. Il centro di ciascuna parete doveva avere il solito baldacchino, come dimostra la parte inferiore delle colonne, conservata nelle pareti orientale e meridionale, con grandi rettangoli laterali a fondo nero. Nulla si conserva della parte alta della decorazione. Lo zoccolo, meglio mantenuto, ha fondo paonazzo con riquadrature a disegni geometrici e fascette chiare.

 

Un piccolo vano nella parete settentrionale, che però formava un altissimo scalino, metteva in comunicazione questo ambiente col peristilio, che si trova in un livello più alto.

 

Questo peristilio, 104, è evidentemente, come ho detto, un'aggiunta posteriore alla casa; e alle ragioni già esposte si unisce pure il fatto che esso trovasi in un livello più elevato. Di forma rettangolare, è circondato da un portico di svelte colonnne di tipo dorico, fatte con tegole e stucco, tutte bianche, a sedici faccettature, aventi l'echino decorato con graziose palmette in rilievo, colonne alte m. 3,36 e misuranti in diametro, all'imoscapo, m. 0,43. Esse ricorrono in numero di quattro nel lato meridionale, di tre in quello orientale, di cinque nell'occidentale, ripetendo sempre le colonne angolari. Il lato settentrionale non è munito di portico ; la parete però è decorate con quattro colonne, fuse per un quarto con essa. Gli intercolumnii variano presso a poco secondo la larghezza dei vani d'ingresso esistenti sotto il portico. Le colonne sostenevano una terrazza, come provano i fori dei travicelli nel portico occidentale, terrazza munita anteriormente di un basso pluteo in muratura, in buona parte trovato in pezzi, che sono stati diligentemente rimessi a posto. La trabeazione del portico è in muratura, come il pluteo; poggiava però sopra architravi di legno che si sono dovuti rifare per il collocamento della trabeazione e del pluteo. Questa trabeazione non ha distinzione di parti, ma consiste in un corpo unico, dipinto in bianco con sopra delle grosse fasce cilestri, costituenti dei rettangoli. Analoga decorazione ricorre sulla faccia esterna del pluteo. Fra la trabeazione e questo, un filare di tegole e di embrici per cui l'acqua piovana cadeva nella sottoposta cunetta, intorno all'area. Un'antefissa trovata nel peristilio può aver fatto parte del filare degli embrici ora ricordati. Essa consiste in una maschera muliebre con sopra una palmetta, tipo ovvio in Pompei (635, 7-II-910). Dalla cunetta l'acqua s'immetteva in un canaletto sotterraneo, il quale senza dubbio alimentava una cisterna, donde si attingeva per un bel puteal di marmo bianco in f’, cisterna, che, come abbiamo visto innanzi, forse era alimentata pure dall'impluvio dell'atrio. Nella estremità destra della parete settentrionale scende dall'alto un canale verticale, fatto con tubi di terracotta, nascosti dalla muratura g', sboccante nella cunetta del peristilio.

 

Le esplorazioni nel terreno vegetale del giardino hanno dato ottimi risultati. In pianta (fig. 1) sono indicati i fori lasciati dalle antiche radici. Mi rincresce però che non sia stato possibile di farvi eseguire delle buone colate in gesso per avere la forma delle radici e potere, se mai, argomentare anche qualche cosa della natura delle piante.

 

Ad ogni modo pare quasi certo, che queste piante formassero delle aiuole, h', i', f, limitate da linee curve, secondo che indicano in pianta le linee ideali da me tracciate seguendo l'andamento dei fori. E che fosse così mi conforta a crederlo il fatto, che anche in qualche altro giardino di Pompei ho trovato tracce di aiuole, le quali come queste avrebbero formato tanti quarti di ellissi. In k' il foro della radice non di una pianta ma di un alberetto e in i’ più fori lasciati da una sola radice, che dove' certamente essere quella di un grosso albero. (fig. 9 on page 467).

 

VII.6.28 Pompeii, from Notizie degli Scavi, 1910, p.467, fig.9. View of the peristyle.

VII.6.28 Pompeii, from Notizie degli Scavi, 1910, p.467, fig.9. View of the peristyle.

 

VII.6.28 Pompeii, from Notizie degli Scavi, 1910, p.468, fig.9a. Drawing of the peristyle with the addition of the tree, now lost, and plants, of which traces remained.
La figura 9a riproduce il peristilio in parola con l'aggiunta dell'albero oggi mancante e delle pianticelle delle quali è rimasta traccia.

VII.6.28 Pompeii, from Notizie degli Scavi, 1910, p.468, fig.9a. Drawing of the peristyle with the addition of the tree, now lost, and plants, of which traces remained.

La figura 9a riproduce il peristilio in parola con l'aggiunta dell'albero oggi mancante e delle pianticelle delle quali è rimasta traccia.

 

In m' un'ara in muratura con rivestimento di signinum a corpo rettangolare, m. 0,53 X 0,46 alta, m. 0,70, con due rialzi paralleli sul piano, eseguiti allo scopo di circoscrivere il posto destinato al fuoco, del quale si notarono al momento della scoperta chiarissime tracce. L'ara, come vedesi in pianta, non si trova presso alcun sacrarium, né presso alcuna figura divina, che valesse a spiegarne la presenza, e neppure nel centro dell'area, o nell'asse di questa, ma trovasi asimmetricamente situate nell'angolo sud-est dell'area coltivata, (?sud-ovest). La ragione di ciò ci viene data dai grossi fori in k', testimoni, come ho detto, di un grosso albero che sorgeva una volta in quell'angolo z. L'ara dal canto suo, ci dice poi qualche cosa circa la natura di quest'albero.

 

Sappiamo, infatti, sia per mezzo degli scrittori, sia per mezzo di numerose Pitture parietali, sia in fine per mezzo di alcuni rilievi, che un valore sacro era attribuito dagli antichi a taluni alberi (arbores sacrae), e che presso o dinanzi a questi venissero poste o costruite delle are per sacrificarvi. Ora per l'ara esistente in quell'angolo del peristilio dinanzi ad un grosso albero, vediamo con evidenza, che questo era un albero sacro e quella un'ara costruita espressamente presso l'albero, per sacrificare dinanzi allo stesso. La figura 9a riproduce il peristilio in parola con l'aggiunta dell'albero oggi mancante e delle pianticelle delle quali è rimasta traccia. (NB: Non ci riuscì col gettare il gesso colato nel vuoto lasciato dalla radice, per ottenere la forma di questa, che forse avrebbe potuto offrire buoni clementi di studio ai botanici.

 

La figura seguente 9b (page 469) riproduce un rilievo del Museo del Louvre (Clarac, Mas. d. sculpt., tav. CCIX, n. 256), in cui è rappresentato un albero consacrato alla Madre degli dei, con dei cembali sospesi ai rami, al quale si avvicinano una sacerdotessa ed un giovanetto che fanno il gesto dell' adoratio. Precede un fanciullo conducente un montone pel sacrifizio, mentre a sin. dell'albero vedesi l'ara, situata presso di esso così come era situata presso l'albero l'ara del nostro giardino pompeiano (vedi fig. 9a, page 468). E dietro l'ara sorge una donna velata, portante sulla testa un vassoio circolare.

 

È assai notevole una pittura decorante la parete settentrionale del peristilio in parola; che anzi essa è la cosa più importante di questo edifìcio. Per questa pittura, sventuratamente conservata solo in una terza parte, si aveva l'illusione che lo pseudo-portico, esistente in quel lato, fosse un portico vero con dietro un grazioso ed elegante giardino (v. fig. 10, page 470)

 

VII.6.28 Pompeii, from Notizie degli Scavi, 1910, p.470, fig.10. The garden painting was divided into three parts (fig.10), each one corresponding to an intercolumniation. The best preserved was the first painting on the left (fig.11), while of the other two nothing existed other than a small part or nothing.
(La pittura dividevasi in tre parti (fig.10), ciascuna cioe corrispondente a un intercolumnio. Di queste parti puo dirsi ben conservata la prima a sinistra (fig.11), mentre delle altre due non esisteche poco o niente (fig.10).

VII.6.28 Pompeii, from Notizie degli Scavi, 1910, p.470, fig.10. The garden painting was divided into three parts (fig.10), each one corresponding to an intercolumniation. The best preserved was the first painting on the left (fig.11), while of the other two nothing existed other than a small part or nothing.

(La pittura dividevasi in tre parti (fig.10), ciascuna cioè corrispondente a un intercolumnio. Di queste parti può dirsi ben conservata la prima a sinistra (fig.11), mentre delle altre due non esiste che poco o niente (fig.10).

 

VII.6.28 Pompeii, from Notizie degli Scavi, 1910, p.471, fig.11. The garden painting was divided into three parts (fig.10), each one corresponding to an intercolumniation. The best preserved was the first painting on the left (fig.11), while of the other two nothing existed other than a small part or nothing.
(La pittura dividevasi in tre parti (fig.10), ciascuna cioe corrispondente a un intercolumnio. Di queste parti puo dirsi ben conservata la prima a sinistra (fig.11), mentre delle altre due non esisteche poco o niente (fig.10).

VII.6.28 Pompeii, from Notizie degli Scavi, 1910, p.471, fig.11. The garden painting was divided into three parts (fig.10), each one corresponding to an intercolumniation. The best preserved was the first painting on the left (fig.11), while of the other two nothing existed other than a small part or nothing.

(La pittura dividevasi in tre parti (fig.10), ciascuna cioe corrispondente a un intercolumnio. Di queste parti puo dirsi ben conservata la prima a sinistra (fig.11), mentre delle altre due non esisteche poco o niente (fig.10).

 

La pittura dividevasi in tre parti (fig. 10), ciascuna cioè corrispondente a un intercolumnio. Di queste parti può dirsi ben conservata la prima a sinistra (fig. 11, p.471), mentre delle altre due non esiste che poco o niente (v. fig. 10). È comune a tutte e tre le parti un basso pluteo, formato con stanghette di legno incrociate; ciascuno di tali plutei ha una nicchia o rientranza quadrata nel mezzo, nella quale si eleva una graziosa fontana (cantharus). Il pluteo apparisce come realmente esistente tra le colonne, e formante la vera divisione tra il peristilio ed il giardino. La fontana centrale, quella cioè dell'intercolumnio medio (vedi fig. 10), è poco conservata nella parte superiore; pare tuttavia che la vasca sia di forma quadrata. I1 piede è formato da una figura alata, poco chiara nei particolari, probabilmente una sfinge, la quale dall'addome in giù si trasforma in una gamba felina, cioè in un motivo decorativo caro all'arte ellenistica ed a quella ellenistico romana *(NB: Così si trasforma inferiormente la statuetta del Sileno, che nella casa pompeiana detta « del Principe di Napoli », sorregge il piano di una mensa).  Le fontane degli intercolumnii laterali, pure essendo dello stesso tipo di questa descritta, variano però abbastanza nei particolari. La vasca, infatti, è circolare a forma di coppa, e il piede è costituito dalla figura di una sfinge, riposante sulle zampe posteriori. La sfinge di sinistra guarda verso destra, l'altra verso il lato opposto.

 

Descrivo ora brevemente la pittura di sinistra, la sola conservata, alla quale senza dubbio erano più o meno somiglianti le altre due. La vasca della ricordata Fontana è decorata con baccellature, e forma una rientranza curva prima del labbro, che è decorato con ovoletti. Ha due anse opposte, a doppia attaccatura, impostate sulla pancia con la parte superiore orizzontale, munita di due appendici laterali rigonfie nelle estremità. La sfìnge ha tratti muliebri egolari; la testa elevata con gli occhi aperti, neri, fissanti chi guarda ; i capelli, rossi, sono divisi nel mezzo per cadere sulle tempie; pare che sia ornata con orecchini. Le ali bene spiegate, sono ripiegate verso la punta, e fanno anch'esse da sostegno alla vasca, la quale non posa direttamente sul capo della sfinge, ma sopra una specie di svelto capitello circolare, molto slargato in alto. Dietro la fontana, nello sfondo, si eleva una superba palma dattilifera, dai rami inferiori tagliati, la quale forma il centro materiale ed organico dello sfondo, come la fontana che le è dinanzi forma il centro del piano anteriore. Da per tutto poi sono piante, delle quali appariscono meglio conservate quelle anteriori, più vicine alla vasca, e che sono oleandri dalle caratteristiche foglie verdi allungate e dai caratteristici fiori rosei, le une e gli altri riprodotti con grande naturalezza. Tra gli oleandri ed il pluteo, vedonsi pianticelle minori, delle quali alcune paiono rose, anche esse fiorite o con bocciuoli, e altre, che non so determinare, dai fiori gialli con foglioline chiare.

Dal centro della vasca spunta un piccolo getto di acqua cadente nella vasca stessa, che ne è ripiena. Sul suo labbro, a destra, posa un uccello, che pare un tordo, il quale si abbassa in essa per bere, e di cui vedesi l'ombra proiettata sull'acqua. Ai lati della fontana, sul pluteo, posano due grossi uccelli : quello di destra, di profilo a sinistra, è certamente un gallinaceo; l'altro, di profilo a destra, mentre si tiene fermo con la gamba sinistra sul pluteo, si frega con l'altra la testa, riproducendo una posa assai caratteristica. Ha lunghe gambe, ed è perciò un trampolieri, forse un ibis. A destra, sull'alto di un oleandro, un altro grosso uccello, nell'atto di spiccare il volo. Pare anch'esso un tordo.

Siamo qui dinanzi ad una pittura di topiaria opera, la quale si riconnette al tipo di quelle tanto note della villa imperiale ad gallinas albas, sulla via Flaminia (Vedi nota, p. 470), con la differenza, che, mentre quelle furono eseguite da un artista, il quale potè essere lo stesso Studius, Ludius o Tadius, come pensarono il Brunn e Helbig (Vedi nota 2 p. 470) cioè l'artista che inventò tal genere di pittura, insieme con gli altri generi dei quali parla Plinio (nota: vedi Not. Hist, XXXV, 116), o che forse diede solamente nuova vita a tali pitture (nota: vedi Helbig),  i nostri dipinti invece sono opera di un artista secondario.

 

Dipinti di opus topiarium, vale a dire rappresentanze di parchi e giardini, erano per altro già noti in Pompei, così quelli dello xystus della casa di Sallustio, oggi interamente svaniti (vedi Mazois, Pompei, II, page 78, tav. XXXVII, fig. 1), quelli del giardino della casa di Apollo,  quelli nella casa dell'Orso, nella casetta n.30,is.III, reg.IV,(now VII),  nella casetta n. 15, is. II, reg. V, nel frigidario delle terme Stabiane, nel piccolo giardino in fondo alla casa del Centenario, nella casa di Orfeo, nel piccolo giardino in fondo alla seconda casa a settentrione di quella di Lucrezio Frontone (vedi note 2, Sogliano, Not. Scavi, 1905, fasc. V, page 138), e via discorrendo.

 

È da notare che queste rappresentanze di parchi non hanno mai valore di quadri nel vero senso della parola, ma che furono eseguite per dare l'illusione vera di un parco, come già fu osservato per le pitture della villa ad gallinas (vedi Bull. cit, p. 82). Infatti, quelle della casa di Sallustio imitavano un giardino come esistente di là dallo stretto xystus di quella casa, e che sembrava ne formasse la continuazione.

Presentano parimente questa illusione le ricordate pitture della casa dell'Orso, ai lati della graziosa fontana a musaico; quelle della casetta n. 30, is. IlI, reg. IV (VII)

(vedi nota 4 -

Qui è assai notevole, che le pitture si estendono su tutte e quattro le pareti racchiudenti in piccolo giardino, riproducendo in certo modo e in piccolo, l'effetto delle pitture della villa ad gallinas. È deplorevole però, che queste pitture pompeiane, abbandonate fin dal momento in cui tornarono in luce (e tale osservazione valga per tutte le pitture pompeiane di opus topiarium), oggi sieno quasi tutte andate a male per mancanza di una qualsiasi tettoia, che le avesse protette dal sole e dalla pioggia. Tale abbandono ha recato danno ed offesa alla scienza, alla poesia, all'arte)., quella del peristilio della casa di Romolo e Remo.

I giardini dipinti nelle pareti laterali del ricordato ambiente della casa del Centenario danno l'illusione di due veri giardini, visibili attraverso due finestroni, e così pure i giardini dipinti nella casa di Orfeo).

 

Il pluteo, che vediamo dipinto nel primo piano delle rappresentanze della casa pompeiana di cui ci occupiamo, e che sembra separare il peristilio, il giardino vero da quello illusorio, è del pari cosa ovvia nelle pitture di opus topiarium. Esso trovasi, di fatto, nelle Pitture della villa ad gallinas, in quelle della casa di Sallustio, della casa dell'Orso, della casetta n. 30, is. Ili, reg. IV, della casa di Romolo e Remo e di altre. Né questo è tutto; che anche le rientranze e le nicchie formate dal pluteo sono cosa comune; senonchè, ora sono di forma quadrata, come nelle pitture della villa ad gallinas, e in quelle delle case di cui ci occupiamo; ora semicircolari, come nelle pitture della casa di Sallustio, in quelle della casa di Romolo e Remo. Nelle rientranze di queste ultime pitture ricorre parimente un cantharus, come nella pittura di cui ci occupiamo; in quelle della villa ad gallinas vedesi un albero (vedi nota 5, page 472)

.

Comuni a tutte sono poi gli uccelli riposanti sugli alberi o volanti tra questi, ricordanti le parole di Plinio, nella descrizione di un cubiculo nella sua villa Toscana (Ep. V, 6, 24): nec cedit gratiae marmoris, ramos insidentesque ramis aves imitate pictura. Dove ricorre il cantharus, animato da un grazioso getto d'acqua, non manca mai l'uccello poggiato sul suo labbro, bevente in esso e proiettante l'ombra sua sull'acqua, cosa che ricorda il musaico pergameno di Soso (see Helbig, p.387), mentovato da Plinio (N. H., XXXVI, 60), nella cui rappresentanza vedevasi una « columba bibens et aquarn umbra capitis infuscans ».

Come nelle pitture della villa ad gallinas, così in tutte queste pitture pompeiane, manca sempre la figura umana, la quale, ove fosse apparsa, avrebbe tolta la illusione vera del parco, e avrebbe dato a queste pitture il valore di quadri ordinary (Bull, cit, 83)

.

Il Brunn osservò che nelle pitture della villa ad gallinas era dipinta una fila di stalattiti, pendenti a guisa di frangia dalla cornice inferiore della vòlta, mediante le quali l'artista aveva voluto risvegliare l'idea di una grotta. Queste, che il Brunn chiamò stalattiti, ricorrono parimente nella nostra pittura e anche in altre

pitture pompeiane di opus topiarium (un bellissimo esempio se ne ha nella casa di Orfeo); senonchè pare che con esse si volle rappresentare dei gruppi formati dalla unione di più fiori, quali effettivamente si soleva sospendere tra le colonne dei portici.

 

Gli oscilla circolari che figurano sospesi all'epistilio del portico nella nostra pittura (fig. 11), ricorrono parimente nella pittura della casa di Orfeo, uno sotto ciascun finestrone e in altre ancora. Naturalmente, ove la pittura fosse stata ben conservata, avremmo visto su quegli oscilla, imitata anche la rappresentanza in rilievo, policroma.

 

Il pavimento del portico è di calcestruzzo con filari paralleli di tesselle bianche di marmo. Negli intercolunnii sono disegni geometrici, fatti con le stesse tesselle ; e in qualcuno di essi due filari opposti di pelte, allo stesso modo eseguite. Le pareti recano avanzi di decorazione dipinta, specialmente a destra dell'ingresso in 108, dove vedesi un grande rettangolo rosso,; con porzione di fregio a fondo bianco. In n’, sotto il portico occidentale, un' apotheca ; in 105 un rincasso, con graziosa decorazione dipinta, interamente visibile dal lato opposto per il largo intercolumnio che gli è dinanzi.

La decorazione della parete principale, occidentale, è conservata solo inferiormente ; quasi per intero esiste invece nella parete sinistra. Queste pareti si dividono in grandi rettangoli verdi, tra loro separati da lunghe fasce nere, esibenti una magnifica decorazione, in uno zoccolo rosso, e in fregio a fondo giallo, conservato solo nella parete meridionale, che descrivo.

 

In questa i rettangoli sono due solamente, e pare che nulla esibissero al centro. La decorazione della fascia nera, divisoria, consiste in due linee ondulate, verticali, formanti come un "filare di ellissi, in ciascuna delle quali è sospeso o un rhyton, o un cratere, o un panierino, o un tamburello. Sulla parte alta, esterna di ciascuna ellissi, due uccelli simmetricamente disposti, trampolieri, forse cignogne, rappresentati alternativamente nell'atto di spiccare il volo o riposanti col collo rientrato tra le piume, in maniera assai naturale. A metà dell'altezza il filare di ellissi è interrotto dalla figura di un volatile di prospetto, poco riconoscibile nei particolari, dalle ali spiegale. Nel fregio, architetture. Nello zoccolo rosso pendono da un'asta orizzontale un tamburello verde legato a un lungo nastro e due festoni, ciascuno tenuto per la estremità opposta dal rostro di un pappagallo, poggiato sopra un quadrato azzurro. La estremità sinistra di questa parete è decorata con una lunga e larga fascia nera, esibente un tirso verde con due sfere infilate in esso, decorato in alto con rami fioriti simmetrici, su ciascuno dei quali un trampoliere in riposo egregiamente eseguito. Più giù è decorato con un disco orizzontale, sul quale due uccelletti beccanti sopra un ramoscello.

 

Segue a settentrione un piccolo ambiente rustico, 106, in cui nulla è da osservare.

 

Dietro l'apotheca n', un altro ambiente rustico, 107, stretto e piccolo.

 

Di fronte al rincasso 105 si apre, nell'altro lato del peristilio, una elegante stanza, 108. Di pianta rettangolare, con soglia di marmo all'ingresso, formante scalino e recante I fori per gli stipiti di legno. Ha pavimento di musaico bianco con due fascette nere intorno, ed è munita di un piccolo vano di passaggio nel corridoio 120, che si estende a sinistra di essa.

 

(108) Bella è la decorazione parietale, sventuratamente conservata ben poco. Le pareti sono scompartite in grandi rettangoli di vario colore, in uno zoccolo a fondo nero. Nulla conservasi del fregio. La parete di fronte, più stretta, recava soltanto tre rettangoli, a fondo rosso, divisi da rappresentanze architettoniche, di cui resta la parte inferiore di quella di destra, consistente non in una delle solite architetture fantastiche, ma rappresentante la facciata di un edifizio vero, munito di porta d'ingresso e con tre finestre di sopra, tutto messo di sbieco.

 

Il rettangolo centrale recava un quadro, del quale conservasi solamente l'angolo inferiore destro, in cui vedesi un personaggio stante a sinistra, in costume frigio, con anaxyrides. e lungo manto, con la mano sinistra abbassata e recante alcuni ordigni gialli allungati, che non so distinguere che cosa sieno, ed un nastro, dinanzi ad un individuo assiso, di profilo a destra. Di questo rimangono le gambe, nude, rosso-scure, coi piedi sopra una predella scura. Aveva in mano un'asta puntata sul suolo.

 

La decorazione della parete settentrionale è quasi del tutto distrutta; ma doveva essere uguale a quella della parete opposta, conservata solo nella metà inferiore. Questa reca cinque rettangoli, dei quali i primi due a sinistra azzurri, gli altri rossi. Il centrale di questi tre ultimi esibisce un quadro, distrutto per la caduta dell'intonaco.

I due rettangoli di sinistra, azzurri, sono divisi da una fascia nera, esibente un tirso, decorato con rami fioriti, su cui uccelletti beccanti; ai lati del rettangolo medio, col quadro, architetture del tipo di quelle della parete di fronte. Lo zoccolo, a fondo nero, è scompartito in riquadrature, con altri ornamenti. Come indica assai chiaramente la differenza tra i due rettangoli di sinistra e quelli di destra della descritta parete, la stanza dividevasi in una metà anteriore più grande ed in una metà posteriore, cosa che sarà stata probabilmente anche indicate da una differenza di copertura. E poiché per le dimensioni dell'ambiente non è dato pensare ad un triclinio, credo, invece, che questa stanza fosse stata un grande cubiculum.

 

Segue a mezzogiorno un'exedra, 190, (forse n. 109) con l'ingresso, come quello del precedente cubiculum, rispettato dalle colonne del portico, che in corrispondenza di esso formano un largo intercolunnio. Detto ingresso è largo quasi quanto l'ambiente stesso, e pare che avesse soglia di musaico, in continuazione di quello stesso che forma il pavimento della stanza, che è bianco, con fascette nere d'intorno.

Le pareti dovevano avere una splendida decorazione dipinta, oramai quasi interamente svanita, che pare fosse del terzo stile. Scorgonsi, infatti, ancora dei grandi rettangoli rossi, tre nella parete di fronte, in numero maggiore, ma non determinabile, nelle due laterali, con avanzi di colonne caratteristiche del terzo stile. Nel centro del rettangolo di sinistra della parete di fronte si distingue ancora un uccello volante verso destra. Lo zoccolo, relativamente meglio conservato, era diviso in riquadrature nere e rosse, le prime corrispondenti ai rettangoli, ed esibenti piante ; le seconde corrispondenti agli spazi divisorii di quelli, ed esibenti, nella parete di fronte, una Vittoria, di prospetto, dalle ali spiegate, ripiegate nelle estremità, e nelle pareti laterali, un grosso uccello. Tra i grandi rettangoli e lo zoccolo vedesi l'avanzo di una larga zona nera, orizzontale, che lascia ancora scorgere, nella parete di fronte, una delle solite rappresentanze di giardini, decorati con plutei e viali con incannucciate.

 

Nella estremità destra della parete meridionale, è un piccolo passaggio in un corridoio, 110, il quale mette in comunicazione diretta la casa con le botteghe che hanno l'ingresso nel vico delle Terme, ai numeri XIX e XX, e con gli ambienti rustici annessi a queste ultime (room numbers 110-119), che in buona parte erano già stati scavati prima di noi, e che non è necessario di descrivere. E così, tralascio di descrivere anche gli altri ambienti appartenenti a questa casa, e segnati coi numeri (rooms numbered 120-129 on east side behind rooms 108 and 109), ambienti rustici e di nessuna importanza.

 

Anche qui tornarono a luce varie iscrizioni graffite:

 

Sulla parete occidentale del corridoio 102, ad occidente del tablino:

Sulla parete occidentale del corridoio 102, ad occidente del tablino:

L’Epigraphic Database Roma registra questi come

Sa(lutem?)
murmillones      [CIL IV 9018]

 

Suavem a(- - -)      [CIL IV 9019]

 

 

49. Sul pilastro destro del salone 109, sull’intonaco di coccio pesto in lettere dai cm. 2 ai 3:

49. Sul pilastro destro del salone 109, sull’intonaco di coccio pesto in lettere dai cm. 2 ai 3:

L’Epigraphic Database Roma lo registra come

L(ucius) Cuatius Sabinus      [CIL IV 9020]

 

 

50. Sullo stucco bianco di una colonna del peristilio, in una baccellatura al di sopra di un disegno rappresentante un gladiatore -

50. Sullo stucco bianco di una colonna del peristilio, in una baccellatura al di sopra di un disegno rappresentante un gladiatore -

L’Epigraphic Database Roma lo registra come

Si tibi cụ
((:gladiator))
((:gladiator))      [CIL IV 9021]

 

 

51. Sopra, un altra baccellatura -

51. Sopra, un altra baccellatura -

L’Epigraphic Database Roma lo registra come

Πόλοc π      [CIL IV 9022]

 

 

52. Sopra una baccellatura rivolta a settentrione della seconda colonna del lato meridionale –

52. Sopra una baccellatura rivolta a settentrione della seconda colonna del lato meridionale –

L’Epigraphic Database Roma lo registra come

Vidi      [CIL IV 9023]

 

 

53. Sul pilastro rosso a destra del vano d’ingresso nella stanza 108;

53. Sul pilastro rosso a destra del vano d’ingresso nella stanza 108;

L’Epigraphic Database Roma lo registra come

opocarpasum
batracium
hyoscuimon
cicuta     [CIL IV 9024]

 

 

54. Piu in alto, e a destra della precedente -

54. Piu in alto, e a destra della precedente -

L’Epigraphic Database Roma lo registra come

+++ ++[- - -]
:vacat
Roufilla dom[ina?]
mamillae      [CIL IV 9025]

 

 

55. Sullo squarcio dello stesso pilastro, rivolto verso lo stipite del vano:

55. Sullo squarcio dello stesso pilastro, rivolto verso lo stipite del vano:

 

 

56. Un poco piu sotto –

56. Un poco piu sotto –

L’Epigraphic Database Roma lo registra come

Ampliatus
O+++++      [CIL IV 902
6]

 

 

57. Piu sotto a sinistra –

57. Piu sotto a sinistra –

L’Epigraphic Database Roma lo registra come

Secundus
felator
rarus
AIOAI
ira      [CIL IV 9027]

 

 

58.

58.

L’Epigraphic Database Roma lo registra come

HTLIMABS      [CIL IV 9028]

 

 

59.

59.

Secondo l’Epigraphik-Datenbank Clauss/Slaby (Vedi www.manfredclauss.de) questo si legge

Cer(vus)      [CIL IV 9029]

 

Lungo i lati settentrionale ed occidentale del peristilio furono trovate molte anfore ordinarie di terracotta, alcune delle quali munite delle iscrizioni, che qui riporto:

 

60. In color rosso -

 60. In color rosso -

 

61. In nero -

61. In nero -

 

62. In grosse lettere rosso –

 62. In grosse lettere rosso –

 

63. In white -

63. In white -

 

64. In lettere nere, alte cm. 2:

64. In lettere nere, alte cm. 2:

 

65. In nero:

65. In nero:

 

66. In nero; da un lato –

66. In nero; da un lato –

 

67. Dall’altro -

67. Dall’altro -

 

68. A carbone da un lato –

68. A carbone da un lato –

 

69. Dall’altro –

69. Dall’altro –

 

70. In lettere rosse, da un lato -

70. In lettere rosse, da un lato -

 

71. Dall’altro –

71. Dall’altro –

 

Notizie degli Scavi, 1910, p.477 onwards

 

VII.6.28 Pompeii. Notizie degli Scavi, 1910, p.477

VII.6.28 Pompeii. Notizie degli Scavi di Antichità, 1910, p.477

 

VII.6.28 Pompeii. Notizie degli Scavi, 1910, p.478

VII.6.28 Pompeii. Notizie degli Scavi di Antichità, 1910, p.478

 

VII.6.28 Pompeii. Notizie degli Scavi, 1910, p.479

VII.6.28 Pompeii. Notizie degli Scavi di Antichità, 1910, p.479

 

VII.6.28 Pompeii. Notizie degli Scavi, 1910, p.480

VII.6.28 Pompeii. Notizie degli Scavi di Antichità, 1910, p.480

 

 

Part 2      Part 3      Part 1

 

 

 

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Ultimo aggiornamento - Last updated: 05-Dec-2022 16:19